Da Napoli a Berlino. Raffaello Converso canta Kurt Weill e Viviani

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Continua con grande successo la stagione teatrale al Trianon/Viviani , il Teatro della Canzone Napoletana che, da qualche anno, è  sotto la direzione artistica di Marisa Laurito.
«L’Opera da marciapiede – Tra Kurt Weill e Raffaele Viviani»: è questo il titolo dello spettacolo che domenica 15 gennaio  ha visto in scena Raffaello Converso in un recital curato dal maestro Roberto De Simone.
Il concerto, nelle intenzioni del musicista e musicologo della “La Gatta Cenerentola”, “intende denunciare l’estinzione della musica da strada al centro dell’attenzione di Brecht, Weill e Viviani”.  Parliamo della “musica dei ciechi”, la posteggia, dei cantastorie e dei cantanti di pianino «soppiantata – dice De Simone – dai canti a fronne totalmente privi di stile vocale con rigidi accompagnamenti di fisarmoniche».
Il recupero del canto di strada avviene, allora, grazie al talento e alla maestrìa attoriale di Raffaello Converso in un legame appassionante che unisce la Napoli di Raffaello Viviani alla Berlino di Kurt Weill.
Dall’interessante lavoro di fusione di culture, diverse eppure così intrecciate tra loro, scaturisce un mélange teutonico-partenopeo che vede Raffaello Converso destreggiarsi in una insolita “Bammenella” cantata in tedesco e una “Lili Marleen” che in napoletano acquista i toni di struggente passione.
L’operazione di antiglobalizzazione prende corpo e si sostanzia nell’orchestrazione originale dei brani eseguiti da un ensemble di tutto rispetto, diretta dal maestro Mimmo Napolitano, e che annovera tra i suoi orchestrali Vincenzo Bianco (violino), Leonardo Massa (violoncello), Carlo Termini (contrabbasso), Franco Ponzo (chitarra), Edoardo Converso (mandolino), Fabiano Pappalardo (clarinetto e sax), Luca Martingano (corno), Francesco Fierro (trombone), Enzo Grimaldi (fisarmonica) e Carmine Mattia Marino (marimba e batteria).
Tornando al protagonista del concerto ci piace ricordare che gli esordi di Converso risalgono al 1996 quando entra a far parte della Compagnia “Media Aetas”. Parte da qui una lunga e intensa carriera che lo vede partecipare a lavori come “L’Opera dei Centosedici”, la famosissima “Gatta Cenerentola”, “L’Opera Buffa del Giovedì Santo”, il “Requiem in memoria di P.P. Pasolini” sino al più recente “Amanti… Felici Amanti – Canti de la Dimenticanza”.
La cifra stilistica di Converso è rappresentativa del lungo rapporto di collaborazione con il maestro De Simone e rivela la sua capacità di elaborare un percorso artistico che parte dalla tradizione e si arricchisce di modernità in una costante ricerca di innovazione musicale.
Insomma, nulla è scontato: ai ritmi sincopati de “’A rumba d’e scugnizzi” fa da contrappunto l’intensa interpretazione di una popolare “Avummaria” che esalta le non indifferenti doti vocali di Converso sino ad approdare al vivianesco “O’ guappo ‘nammurato” nel quale Converso esalta la sua capacità attoriale coinvolgendo l’orchestra in un esilarante botta e risposta musicale.
Il teatro Trianon così, pur confermando il suo legame alla tradizione, si rimette in gioco lasciando spazio alla sperimentazione tanto da ospitare il 20 gennaio i “Virtuosi di San martino” che si esibiranno in un omaggio a Nino Taranto dal titolo «Nel nome di Ciccio»; il 28 gennaio «Sepè le Mokò» con Daniele Sepe (prima assoluta) e domenica 29 gennaio Marco Zurzolo nella conferenza cantata «Il suono della città».
Ce n’è davvero per tutti i gusti ma sempre in un’ottica di grande qualità e spessore culturale.

Franco Milone

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