L’eredità del Principe di Venosa risuona al Castello Gesualdo

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Carlo Gesualdo, Principe di Venosa, è celebre per la sua produzione madrigalistica e l’uso innovativo delle dissonanze, scelta compositiva che non gli fece guadagnare l’approvazione dei suoi contemporanei. Deve il suo cognome alla discendenza nobiliare che abitò e dominò la cittadina avellinese che prese appunto il nome di Gesualdo. Il compositore ebbe una vita piuttosto tormentata ed oscurata dall’assassinio della prima moglie, Maria D’Avalos, e dall’incombenza di una latente pazzia. Legato alle città di Napoli e di Ferrara, dove sposò in seconde nozze Eleonora d’Este, visse però gran parte della sua vita rinchiuso, per propria scelta, fra le mura del Castello di Gesualdo dove si trasferì definitivamente nel 1596. In seguito ad una intensa opera di ristrutturazione ed alla costruzione di un Teatro, la dimora del madrigalista divenne un vero e proprio centro culturale al pari della città di Ferrara nella quale aveva lasciato moglie e figlio.
È in questo storico Palazzo che sabato 24 giugno è stata inaugurata la mostra “Carlo Gesualdo. Gli strumenti musicali” a cura del professor Luigi Sisto, docente di Storia degli Strumenti musicali presso il Conservatorio di Musica San Pietro a Majella di Napoli e curatore di numerose mostre per diverse collezioni museali. Punto di partenza per la realizzazione del progetto è stata l’analisi dell’inventario dei beni di Castello Gesualdo redatto nel 1630 quando, alla morte del Principe, i beni passarono ai Ludovisi in seguito alle nozze di Isabella, nipote di Carlo Gesualdo, e Niccolò Ludovisi; il documento è attualmente conservato tra le carte dell’Archivio Segreto Vaticano e contiene oltre all’elenco di oggetti di ogni tipo, stoffe, arredi e gioielli, un’accurata descrizione degli strumenti musicali appartenuti al nobile madrigalista: alcuni clavicembali, tra cui uno cromatico, un arciliuto, delle chitarre, una tiorba ed un piccolo organo da tavolo. Di particolare interesse sono il cembalo cromatico e l’arciliuto, che testimoniano il legame con la corte di Ferrara dove Gesualdo conobbe il cembalo enarmonico di Niccolò Vicentino e assistette alla nascita dell’arciliuto su committenza di Alfonso II D’Este.

L’accurata ricerca basata su fonti musicali, archivistiche, organologiche, museali ed iconografiche, a cura di Luigi Sisto, hanno portato alla realizzazione di copie filologiche degli strumenti musicali riportati nel documento; sono stati coinvolti i migliori artigiani italiani: Augusto Bonza per il clavicembalo, costruttore della scuola di Grant O’Brian, Riccardo Lorenzini, organaro “informato” e restauratore di alcuni tra i più importanti organi rinascimentali ed Antonio Dattis, ebanista puro e costruttore di liuti e chitarre.
Accanto agli strumenti è stata esposta la partitura originale dei libri dei madrigali di Gesualdo da Venosa, custodita presso la Biblioteca del Conservatorio di Musica San Pietro a Majella, ed altre stampe di compositori contemporanei.
Qualora non fosse stato sufficiente il pregevole lavoro svolta dalle illustri personalità coinvolte, strumenti e partiture sono stati suonati nel Cortile del Castello dall’ensemble austriaco Vivante, composta da Anne Marie Dragosits (clavicembalista e direzione), Daniel Pils (chitarre), David Bergmuller (liuti) e da tre soliste di chiara fama: Ulrike Hofbauer, Kristine Janualkse (soprani), Florencia Menconi (alto).

L’accuratezza filologica ed espressiva delle esecuzioni ha trascinato il pubblico in una rievocazione del Concerto delle Dame di Ferrara, che influenzò i più grandi compositori rinascimentali tra i quali Monteverdi, Marenzio e naturalmente Gesualdo da Venosa.
La mostra-concerto rientra nel progetto “Restauro del Castello di Gesualdo con destinazione a Centro Europeo di Cultura Muscale”, attuato dal Comune di Gesualdo con fondi FAS della Regione campania; il progetto ha ricevuto il sostegno scientifico del Kunsthistorisches Museum di Vienna, del Museo del Castello Sforzesco di Milano, del CNR-IVALSA di Sesto Fiorentino e di San Michele all’Adige, dell’Istituto Italiano per la Storia della Musica di Roma, del Conservatorio di Musica San Pietro a Majella si Napoli, del Forum Austriaco di Cultura di Roma, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo del Comune di Milano e della regione Campania (finanziatore dell’intero progetto) .

 

Emma Amarilli Ascoli

dettaglio cembalo cromatico (19 tasti per ottava)

Organo “da tavolo”

Clavicembalo cromatico (19 tasti per ottava)

Arciliuto (dall’esemplare viennese del Kunsunthistorisches Museum)

Chitarra “italiana” (dall’esemplare Magno Longo del Castello Sforzesco di Milano)

 

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