Un haiku inno alla comunicazione per danza al RavelloFestival 2017

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Karol Armitage e la sua compagnia Gone!Dance partono dalle note di The Wall dei Pink Floyd e dall’immaginario collettivo che si è costruito negli anni intorno ad esso;  realizzano una coreografia intesa come un haiku giapponese dove il muro come conflitto e non comunicazione è il tema centrale, un dialogo spezzato che non cerca di risolvere i conflitti, ovvero la problematica della non comunicazione che si sviluppa dal singolo individuo per estendersi alla società riverberando nelle strategie della politica internazionale.
La musica della coreografia di corpi che narrano il disastro della comunicazione tramite gesti spezzati, uomini e donne che travalicano e impongono la propria volontà sugli altri, duetti e trio che appaiono i dialoghi interrotti, è di  è di David Lang.
La coreografia The Wall parte dalle illusioni di un mondo ispirato all’amore universale degli anni sessanta per progredire velocemente nel non ascoltarsi, i duo, i trio e  il quartetto divengono monologhi assordanti.
Appare come se sfondo dell’azione  fosse l’affermazione di Paul Watzlawick che quando due individui si ritrovano nello stesso luogo, anche ignorandosi, comunicano.
Armitage tratta la scena come luoghi agiti su più piani e con arti espressive differenti: se il centro della scena è occupato dai danzatori che utilizzano il suo personalissimo codice coreografico, un lato è utilizzato dall’artista Francesco Clemente che in live-painting realizza una sorta di giardino idilliaco, in omaggio alle parole di Lao Tse: Le foglie vive sono tenere e pieghevoli; le morte sono secche e rigide.  La rigidità e la durezza sono proprio della morte; proprio della vita sono la morbidezza e la flessibilità”; l’altro lato da Alba Clemente chiusa e immobilizzata in un chador/muro che grazie alla sola voce arriva a liberarsi e cercare un legame con “gli altri”.
I danzatori avvolgono Francesco Clemente nel suo giardino idilliaco fatto di carta e segni effimeri, e riesce ad uscirne con difficoltà e rinnovata forza.
Ad accompagnare l’uomo nel suo dorato mondo della non comunicazione i versi di Constantinos Kavafis, “I MURI”,  recitati da Alba Clemente, che ha realizzato anche i costumi per lo spettacolo.
L’incontro tra le differenze non può che avvenire sulle note si una musica antica, dal sapore etnico, dalla memoria ancestrale della cultura occidentale, accogliendo i corpi che danzano sino a formare una carola gioiosa e mistica.
Karole Armitage afferma che “le barriere e i muri generati dalla ‘non accettazione’ delle differenze diventano gesti concreti realizzati dai corpi dei danzatori”.

Una riflessione veloce e sintetica sulla problematica della non comunicazione che lascia nello spettatore il desiderio di poter assistere ad altre provocazioni/proposte/riflessioni.
La prima parte della serata del 2 luglio 2017 che ha inaugurato la sezione danza diretta da Laura Valente del RavelloFetsival 2017, ha visto in scena i danzatori del The STARS OF AMERICAN BALLET & DANIEL ULBRICHT in un ricco programma sulle coreografie di George Balanchine, sezione intitolata Balanchine in the dark.
I danzatori della compagnia provengono dalle principali compagnie di danza americane sotto la guida di Daniel Ulbricht, che ne è anche fondatore, prinicpal dancer del New York City Ballet. Lo scopo della compagnia nata nel 2014 è quello di divulgare l’arte della danza ad altissimo livello raggiungendo ogni luogo.
La compagine dei danzatori dello spettacolo presentato a RavelloFestival per le coreografie balanchiniane proviene tutta dal NYCB.
Il programma balanchiniano proposto è iniziato con Tarantella, musica di Gottschalk, dove spiccano le doti tecniche e interpretative di Daniel Ulbricht accompagnato da una spiritosa  Erica Pereira.
Spicca per l’elevata prestazione tecnica/interpretativa Diamonds pas de deux, musica di Caikovskij, interpretato da Unity Phelan e Russell Janzen.
Come espressione dell’estro coreografico di Balanchine e della sua particolarissima cifra coreografica non poteva mancare da Apollo pas de duex, musica di Stravinskij, interpretato da Teresa Reichlen e Ask La Cour, il brano corale e inno alla danza Who Cares? su musiche di Gershwin, articolato su  un susseguirsi di solo e di duo.
Coreografia leggera, inno alla danza come energia del movimento, contaminazione di arte Sing, Sing, Sing, su musica di Prima, coreografata e interpretata da Daniel Ulbricht accompagnato dalla spumeggiante Danielle Diniz.
Danza come riflessione ed energia pura inaugura il palcoscenico del RavelloFestival 2017 con coreografie e interpreti stuzzicanti accolti dal lungo applauso del pubblico.
Tonia Barone

Foto Izzo ©

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