La stagione del Verdi di Salerno salpa con “La fille du régiment”

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«Il mio papà é stato in marina  e da piccola leggevo persino la Gazzetta del Marinaio; i ricordi di infanzia mi hanno aiutata a interpretare questo personaggio di Marie che il regista Riccardo Canessa ha voluto come adottata da un equipaggio di marinai»
Così Gilda Fiume presenta il suo ruolo in “La fille du régiment” di Gaetano Donizetti che venerdì 12 aprile alle 21 inaugura la stagione Teatro Municipale Giuseppe Verdi di Salerno; con Antonello Allemandi sul podio e la messa in scena di Canessa; le scene e i costumi sono di Fulvio Arbetti e Tiziana Carlini è il maestro del Coro del Teatro dell’Opera di Salerno.
Accanto alla belcantista di Sarno agirà il tenore Shlava Mukeria, impegnato nella rabbrividente serie di 9 do acuti, mentre un altro beniamino del pubblico, il basso-baritono Filippo Morace, darà voce a Sulpice. Claudia Marchi e Claudio Levantino daranno vita a La Marchesa di Berckenfield e a Hortensius.
“La fille du regiment” è un’ opéra-comique, ovvero con dialoghi, composta nel 1839 in due atti da Donizetti per il Théâtre National de l’Opéra-Comique di Parigi, qualche tempo dopo la partenza da Napoli del compositore.
Continua a raccontare il soprano: «Sono abituata ad affrontare ruoli drammatici, in cui quasi sempre la protagonista, tipica eroina romantica, si immola per amore o subisce fortemente la figura maschile. In questo caso, grazie anche al regista, sono riuscita a tirare fuori il mio lato più vivace e quella mascolinità che in realtà si traduce nella forza che tutte le donne hanno, senza trascurare la femminilità. È stata una bella esperienza, mi sono divertita tantissimo e spero che al pubblico si trasmetta questa gioia»
Il regista ha preannunciato un frangente singolare in cui si ascolterà Gilda Fiume cantare “male” per finta.
La cantante, sorridendo, commenta: «L’idea del cantare male l’abbiamo sviluppata insieme al maestro Allemandi, ma io avevo già un’idea in merito, per sottolineare ciò che il personaggio non vuole fare in quella scena. Quando mi sono vista con la mia maestra, Mariella Devia, mi ha detto che in passato lei ci aveva provato e con la giusta coscienza ci si può riuscire. È molto difficile soprattutto perché subito dopo c’è un’aria molto importante e non nascondo che mi prova moltissimo, ma io sono sempre ardita, mi piace superare i miei limiti e trovando una posizione giusta si può giocare con la voce senza farsi male. La coscienza del proprio strumento è importantissima.»
Dunque Il reggimento, che nel libretto in lingua francese di Jean-François-Alfred Bayard e Jules-Henri Vernoy de Saint-Georges, musicato da Gaetano Donizetti, adotta e alleva Marie diventa l’equipaggio di marinai.
«La situazione è molto moderna, perché Marie cresce in mezzo ai militari, perciò ne acquista le abitudini e le movenze. Ma la femminilità è insita nelle donne e quando sul suo cammino si affaccia l’amore, lei improvvisamente perde ogni atteggiamento da maschiaccio e si affida all’istinto, senza imparare ad essere donna, ma semplicemente essendo se stessa. È questo il fulcro intorno al quale ho costruito il personaggio e che credo sia la chiave per renderlo verosimile. A Marie le convenzioni non piacciono, lei è tutta istinto, i merletti non le stanno addosso, sposerà Tonio, ma senza dimenticare la sua “famiglia” di marinai»

Mariapaola Meo

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