Il Rock è (ancora) in buona salute: I Gov’T Mule al Celebrazioni di Bologna

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Il rock non è morto e gode di buona salute, ma è diventato anziano. Così come il suo pubblico, bardato di pelle e borchie per una sera, che in larga parte sembra aver doppiato l’anello degli anta almeno un paio di volte. Il concerto dei Gov’T Mule al Teatro Celebrazioni di Bologna dello scorso 19 Novembre ci dà lo spunto per parlare di Rock ma soprattutto di musica.
Anche Warren Haynes, classe 1960, è ancora in perfetta forma. Quasi tre ore di concerto iniziato imbracciando una bellissima Gibson Firebird satura e rocciosa. Perché Haynes è uno di quei musicisti Southern dal suono grosso, tondo, che arriva in pancia senza mai diventare tagliente. Il leader sembra sapere che il suo è un pubblico di nostalgici ed inizia il concerto con brani provenienti da precedenti lavori discografici: Mr. Man, Wake up dead e Banks of the deep. C’è perfino spazio per un omaggio a James Brown, Doing it to death. Bisogna arrivare a metà concerto per incontrare un brano dell’ultimo lavoro Peace… like a River. Un brano bellissimo ed aggraziato dove Les Paul e wha l’hanno fatta da padrona. Bello.
Haynes non è per anagrafica uno dei pionieri della prima ora – è di un’altra generazione rispetto ai Pink Floyd, Rolling Stones, Cream per intenderci. Lui arriva in un rock di ritorno, entrando dapprima a far parte degli Almann Brothers, per poi fondare negli anni Novanta i Gov’T Mule.  Fa parte di quella generazione di artisti che ne vive l’apogeo “pop” per cui tutto sembra immutabile. Qui arriva la prima riflessione. Commentando la scaletta sembra che ai musicisti proprio non importi fare promozione discografica, piuttosto sono lì a pennellare con chitarre distorte un acquerello di passato.  Anche al pubblico di questo rock, in fondo, non interessa ascoltare l’ultimo brano inciso quanto ritornare indietro nel tempo. E’ un’operazione nostalgia che funziona alla grande. La musica sembra un potente mezzo, capace di attivare un meccanismo di reminiscenza. Ad ascoltarlo, Peace…like a River, tutt’è tranne che nuovo. Ogni brano ripropone la solita liturgia del southern rock nell’estetica e nei contenuti. In questa musica tutto sembra rimasto granitico ed immobile: Si va ad un concerto rock come alla messa la domenica. In buona sostanza, per chi ci crede, il rock è ancora vivo.
Tutto sommato, la seconda parte del concerto procede nel solco della prima. Qui trovano maggior spazio i solisti, soprattutto le tastiere di Danny Louis accompagnate dalla granitica sezione Ritmica Scott-Abs. C’è anche spazio per Freeway jam che omaggia il compianto Jeff Beck (che prima di lasciarci ha inciso un bellissimo disco di canzoni con Johnny Deep). Sembra veramente di essere in un mondo che non c’è più. Da quanto tempo non vedevo un Leslie far girare un hammond.
C’eravamo chiesti per tutto il concerto cosa ci facesse un Deluxe Reverb microfonato sul palco, lo abbiamo capito solo vedendo entrare Gennaro Porcelli con una bellissima 335. Anche se il bilanciamento dei volumi non ha reso giustizia al chitarrista nostrano, il livello esecutivo è stato incredibile.
Che dire, un gran bel concerto. Il rock è vivo, perlomeno per chi ci crede ancora. E Warren Haynes sembra avere una fede incrollabile, autentica. Resta se stesso, come incastrato in un mondo lontano, ma riesce a farlo rivivere. Resta pur sempre una gran bella musica, lontana da quel mondo culturale di riferimento che muoveva folle di giovani e ideali. Ma sarebbe anche sbagliato chiedere ad un grande musicista che ha passato i terzi anti di sincronizzarsi con il respiro del tempo che c’è. Lui è un sopravvissuto di un piccolo mondo antico. Per il nuovo, lasciamo che siano altri ad indicare la strada. Ehi, c’è nessuno?
Quantomeno la genuinità di questi Mule ci salva dalle varie manifestazioni egotiche dei vecchi grandi del passato pronti a litigarsi il ruolo di santone come per un posto sull’autobus. Dio ci salvi da lavori come ReDux di Waters e dagli ultimi dischi di Gilmour. Non che siano brutti, anzi, ma si parlano sopra con un’ortodossa retorica che -francamente- non interessa più a nessuno.
Invece, la musica dei Gov’T mule è bellissima, strafottente, poco importa che sia sconnessa con tutto quanto c’è di nuovo. Ma cosa c’è di veramente nuovo al di fuori dei grandi format tutti più o meno uguali? Difficile dirlo. Ai grandi rocker del passato forse non resta che guardare il grande cantiere della musica provando a capire cosa stia succedendo. Dato che questo non lo capisce ancora nessuno.. nel dubbio, come umarell,  loro  continuano ancora a suonare. Forte. Play it loud.

Ciro Scannapieco

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