Alessandrini omaggia Monteverdi

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Monteverdi nasce a Cremona il 15 maggio del 1567, fu violista e cantore ancor prima che compositore. Nei 450 anni dalla sua nascita il Concerto Italiano, diretto da Rinaldo Alessandrini, lo ricorda per il suo contributo all’allora nascente musica barocca con un concerto intitolato “Notte. Storie di guerrieri e d’amanti”, all’interno della rassegna organizzata dall’Associazione Scarlatti.
Il titolo della serata del 29 marzo 2017 è un chiaro omaggio all’
VIII libro dei Madrigali guerrieri et amorosi dal quale sono stati eseguiti Il Combattimento di Tancredi e Clorinda e il Lamento della Ninfa e sempre dall’VIII libro sono stati eseguiti la Sinfonia e il Madrigale a sei voci “Hor che’l ciel e la terra” su testo di Petrarca. Non sono mancati madrigali polifonici e sinfonie tratti dai Libri del compositore cremonese nonché da La Favola di Orfeo e dal Ritorno di Ulisse in patria.Alessandrini, per questa celebrazione dei 450 anni, ha scelto di non rappresentare un’opera completa ma di offrire una panoramica della poetica di Monteverdi riassumendone i caratteri peculiari: il contrasto e la teoria degli affetti. Quest’ultima viene esposta a due riprese dal compositore, nella Prefazione al V libro dei Madrigali (1605) e nella Dichiarazione stampata negli Scherzi musicali (1607), che di poco seguono la composizione della Favola di Orfeo, in risposta alle critiche mossegli dall’Artusi nel 1600 nel suo dialogo Delle imperfezioni della moderna musica.Monteverdi, in linea con la convinzione umanistica del predominio della parola, sostiene che la musica e l’armonia debbano porsi a servizio del significato del testo, aiutando i cantori a movère l’animo degli ascoltatori attraverso l’uso rappresentativo di elementi tecnici e degli abbellimenti e all’uso funzionale delle dissonanze; ma non solo la nuova convinzione segna il progressivo passaggio dalla polifonia madrigalistica alla monodia accompagnata, dei madrigali rappresentativi e delle opere, che favorisce la comprensione del testo. L’intelligibilità del testo è dunque carattere peculiare dell’interpretazione monteverdiana ed al Concerto Italiano, seppur abbia peccato di precisione nella serata del 29 marzo, si deve il merito di aver ridato voce, e soprattutto pronuncia, alla musica italiana del sei-settecento, che prima era appannaggio esclusivo dei gruppi d’oltralpe.
Clavicembalista, organista e fortepianista,
Rinaldo Alessandrini è il fondatore e direttore di Concerto Italiano, con il quale da oltre vent’anni si dedica alla ricerca ed all’esecuzione filologica della musica antica, con particolare attenzione al repertorio del madrigalista, Claudio Monteverdi. Oltre a curare l’attività di Concerto Italiano conduce una intensa attività solistica, ospite dei Festival di tutto il mondo, negli USA, in Canada, in Giappone oltre che in Europa.La sua discografia che comprende non solo opere di compositori italiani ma anche di scuola tedesca, gli ha valso una messe notevole di distinzioni e riconoscimenti da parte della critica discografica (tra cui un Grand Prix du Disque e un Premio della Critica Discografica Tedesca oltreché ben tre Gramophone Awards con Concerto Italiano.
Nel 2003 è stato nominato Chevalier dans l’ordre des Artes et des Lettres dal Ministro francese della Cultura. E’ accademico dell’Accademia Filarmonica Romana. Assieme a Concerto Italiano ha inoltre ricevuto nel 2003 il Premio Abbiati per l’attività svolta. Molti sono i progetti per l’anniversario monteverdiano tra cui, oltre numerosissimi concerti europei, un tour cinese con l’
Orfeo e uno giapponese von i Vespri, nonché un concerto alla Carnegie Hall con L’Incoronazione di Poppea.
Momento più atteso della serata è stato senza dubbio Il combattimento di Tancredi e Clorinda (1624) è un “madrigale in genere rappresentativo”, che venne poi incluso nell’VIII libro dei madrigali guerrieri et amorosi del 1638. Il testo è tratto dalla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso con qualche voluta contaminazione della successiva Gerusalemme Conquistata. Monteverdi dichiara di aver scelto i versi del Tasso “per aver io le due passioni contrarie da mettere in canto, guerra cioè preghiera e morte”. La vicenda è in forma di dialogo, proprio per mettere in evidenza la contrapposizione religiosa, nazionale e sessuale dei due protagonisti, Tancredi, cristiano, e Clorinda, musulmana; ciò nonostante al Testo, narratore esterno, vengono affidati i momenti più patetici del racconto come ad esempio la sconfitta e il conseguente svelamento di Clorinda, due dissonanze una sesta minore (“Ahi vista”) ed una settima diminuita (“col ferro”) sottolineano con la loro asprezza il doloroso momento. L’autore nel frontespizio fornisce indicazioni precise circa la sua esecuzione; si legge “gli ustrimenti (…) doveranno essere nascosti alla vista degli spettatori.” scelta in linea con il precetto monteverdiano che vede la musica al servizio delle parole. In questo componimento compaiono per la prima volta il tremolo d’arco, abbellimento mutuato dalla prassi vocale, ed il pizzicato, entrambi utilizzati per fini espressivi. Con l’indicazione “rappresentativi” infatti, Monteverdi non intende solo la loro rappresentazione scenica, ma vuole indicare il ruolo descrittivo della musica, come accade per il ritornello musicale detto “moto del cavallo” nel quale note puntate in accelerando ritmico mimano perfettamente l’andatura dell’animale. Particolarmente interessanti sono le quartine che descrivono il combattimento, i fatti sono narrati dal Testo che insiste su una stessa nota di corda mentre gli archi si esibiscono in un concitato susseguirsi di scale e note ribattute. Il madrigale, dominato da semicrome, si conclude con note lunghe e da eseguire legate in un’arcata sola, marcando così il contrasto tra combattimento e preghiera che aveva tanto affascinato Monteverdi. Lodabile l’esecuzione di Raffaele Giordani (Testo) rispettoso delle indicazioni di Monteverdi ha fiorito “solamente nel canto de la stanza che incomincia notte”, secondo la prassi dell’epoca facendo “gorghe e trilli”.
Di particolare interesse è anche il “Lamento della Ninfa” (1638) per il contrasto tra genere antico, l’autore mette in musica il testo rinucciano affidando alla ninfa un canto monodico e libero che viene incorniciato da un più formale coro polifonico maschile; il dialogo è sostenuto da un basso di passacaglio (schema armonico di quattro note discendenti) affidando al solo basso continuo.
Monteverdi tratta dunque un topos letterario, nonché musicale, rivestendolo di una forma nuova attraverso l’uso retorico dell’armonia, ma soprattutto, ancora una volta, attraverso la contrapposizione.

Emma Amarilli Ascoli

Foto di Emanuele Ferrigno ©

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