
Le prime note a risuonare saranno quelle dell’ Ouverture in fa minore op.84 “Egmont” di Ludwig van Beethoven, con cui si celebrano gli imminenti 250 anni dalla nascita del genio di Bonn.
A ispirare il musicista fu il dramma di Goethe incentrato sulla lotta contro la tirannia e di cui la partitura è musica di scena,
Il secondo numero in programma è il delizioso doppio concerto per violino, pianoforte e orchestra di Felix Mendelssohn Bartholdy, con il violino di Roberto Ranfaldi e Mariangela Vacatello al pianoforte.
Anche in questo brano Goethe è “convitato di pietra”, avendo il quattordicenne Mendelssohn composto la cristallina pagina mentre era già consulente musicale dello scrittore tedesco.
La locandina prevede come conclusione la Sinfonia n. 5 in re minore op.47 di Dmitrij Šostakovič, composta nel 1937 quando i venti di guerra erano già ben percepibili e la figura di Stalin aveva raggiunto il suo massimo splendore, in attesa dei sanguinosi successi militari per la definitiva consacrazione.
Le censure subite dal musicista e le accuse arrivate per bocca dello stesso dittatore in occasione di una replica dell’opera “Lady Macbeth del distretto di Mzensk”, inducono Šostakovič a ripiegare verso forme e armonie tardo-romantiche, ma sarebbe riduttivo ritenere la Quinta Sinfonia un abiura in musica benché egli si preoccupi di definirla: «Una risposta positiva e stimolante da parte di un artista sovietico a delle giuste critiche».
Piace immaginare la partitura come la trasfigurazione della complessità della personalità umana e, perché no, la capacità di resistere, se non proprio opporsi, alle costrizioni e alle imposizioni delle ideologie totalitarie. Se il decadentismo ha condotto alle derive dittatoriali, perché non rifugiarsi nelle accoglienti braccia tardo-romantiche e tentare nuova e migliore sorte?
Dario Ascoli