3 Allestimenti in 6 anni (pandemia nel mezzo): Tosca a Bologna è di casa

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Sarà che Tosca è ormai di casa al TCBO ma quella che è andata in scena lo scorso Venerdì 21 Luglio è la terza rappresentazione in meno di sei anni.
Dopo la poco crudele recita del 2017 (leggi) e l’eccentrica e spumeggiante diretta da Oren nel 2022(leggi la recensione), questo nuovo allestimento originale del Comunale di Bologna assume una dimensione che diremmo domestica, quasi una capatina in un luogo familiare. C’è da mettersi comodi.
Due sole recite, un solo cast ed una scenografia tutto sommato scolastica, non aiutano a dare vigore ad un inserimento in calendario che definire ardito è anche poco. Canicola di fine Luglio a parte, una Tosca diretta dalla direttrice Oksana Lyniv non può non essere un evento che attira il pubblico.
La direzione, oltre ad essere trainante, diventa l’elemento musicale più convincente di questa produzione. Se dopo il primo incerto attacco tutti abbiamo temuto il peggio, quel che è venuto dopo è stato pregevolissimo. La verità è che la Lyniv ha l’orchestra in pugno e ne ha subito ripreso le redini. La direzione è vigorosa, serrata, svelta nel tempo e spinta nella dinamica, pur conservando un equilibrio timbrico molto centrato. Ma quel che più impressiona sono i colori che affiorano dalla tela musicale, facendo emergere dei legni inaspettati dal sottobosco armonico e domando certe asprezze degli ottoni. Non sarà una lettura classicamente italiana ma convince per una certa verticalità di stampo mitteleuropeo. Avevamo ancora nelle orecchie l’ultima di Oren che questa interpretazione ci ha sorpreso e ribaltato l’udito. A volerne trovare un limite, L’approccio robusto mette in crisi i cantanti dall’emissione timida e timbro impastato, con voci che faticano ad uscire dal piano strumentale.
Non è il caso della bravissima Carmen Giannattasio, che spicca per eleganza e padronanza dello strumento.
La parte non è semplice, soprattutto per le frequenti discese nella zona bassa del registro ma la Giannattasio è un Soprano di primo ordine e doma le insidie per brillare quando deve. Raffinato e misurato il suo “vissi d’arte”. Non senza rimpianti la prova di Roberto Aronica. Se da un lato la voce non tradisce mai in difetti di intonazione per sublimare nella parte alta del registro, dall’altro il timbro non aiuta a gratificare l’udito.
Tutto sommato meritevole di plauso l’Ingombrante– e non solo per presenza scenica – Ambrogio Maestri. Il suo è uno Scarpia egotico, ma di carattere. In fondo, cosa aspettarsi da un tiranno se non che se ne freghi di tutto e di tutti?
A tratti sembra in antagonismo con l’orchestra. Speriamo che qualcuno dalla buca non ne abbia avuto troppo a male. Onesti gli altri, sebbene mancanti di verve nei ruoli di carattere, come nel caso del Sagrestano di Paolo Orecchia.
Della nuova produzione firmata da Giovanni Scandella, scene di Manuela Gasperoni, costumi di Stefania Scaraggi e luci di Daniele Naldi abbiamo già detto. Non resterà impressa nella memoria ma quantomeno è corretta e non disturba.
In definitiva che dire di questa produzione? Floria Tosca a Bologna – dopo tre allestimenti in sequenza – ormai è di casa ed a casa è giusto mettersi comodi. Una bella donna resta bella, anche in una situazione domestica anche se non indossa lustrini e tacchi a spillo.
Così lo spettacolo, non sarà ricco e perfetto ma ha punti di interesse.  Insomma, Tosca – a casa sua – è bella anche in pantofole.

Ciro Scannapieco

Foto Andrea Ranzi

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